Valentino, l'inimitabile
E' tornato dopo 40 giorni. Nelle due gare più difficili. Quarto nella prima, terzo a Laguna Seca. Il circuito che strema qualunque pilota. Alla fine era più stremato degli altri, eppure con la forza di dire: "Sono finito, mi fa male dappertutto, ma sono contento, il massimo obiettivo che c'ervamo posti è stato raggiunto, quindi bene."
Il sorriso tirato, ma il sorriso che gli conosciamo. Valentino ha qualcosa in più sempre, anche nel dolore, anzi soprattutto nel dolore. E mentre ai box lo intervistavano, sulla pista si consumava la scenetta di Lorenzo. Ottimo pilota, saldamente in testa al mondiale, ma comunque una brutta copia. Brutta, perché cerca di essere divertente come Valentino ma di Valentino non ha il naturale carisma. Fa l'astronauta, pianta la bandiera "Lorenzo's land". E già qui c'è una differenza: Lorenzo, non Jorge. Valentino è per tutti Valentino, non Rossi, al massimo è Doctor Rossi. L'altro lo chiamiamo per cognome.
E poi la scenetta è già stata vista, non ha niente di nuovo, e da pochi viene festeggiata. Si fa saltare intorno 2-3 persone, ad imitare l'inimitabile, vero, caloroso abbraccio che gli amici veri di Valentino gli tributano ad ogni vittoria. Insomma, Lorenzo cerca di costruire un personaggio che non è. Cerca di imitare Valentino in tutto, ma non ha la stessa grazia, la stessa genuinità, la stessa leggerezza. Anzi, per dirla tutta, è lontano anni luce. Fa quasi tenerezza, nei suoi maldestri tentativi di far vedere che adesso c'è lui, che tutta la scena è sua.
Non è un simpaticone ma cerca di farlo. La tuta argento lo fa somigliare più ai fantastici Elio e le Storie Tese in "La terra dei cachi" che a un nuovo Valerntino. E' un attore impacciato, pare un piccolo gradasso e non un protagonista. Quasi offende la sua storia sportiva. Fino all'ultimo sberleffo: sul podio, quando lo premiano, parte l'inno italiano.
Con Valentino, abbiamo sorriso tutti.
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